Sulla pratica ancestrale dell’osservazione del paesaggio
Frederick Bradley (2010)

Esiste un senso del paesaggio? E’ questa la domanda che l’autore si pone dopo aver rilevato una forte corrispondenza tra le sensazioni che l’osservazione del paesaggio suscita nell’uomo moderno e le informazioni che l’uomo primitivo doveva trarre dalla medesima pratica. L’ipotesi formulata coinvolge tutti gli aspetti, e quindi le discipline, che entrano in gioco nell’osservazione del paesaggio: dall’ecologia e la paleontologia umana alle neuroscienze, dalla geologia e la botanica all’estetica ambientale, offrendo un’inedita visione olistica dell’interpretazione del paesaggio e un contributo alla definizione della sua valutazione qualitativa.

 

Un interessante esercizio analitico e un graditissimo invito a riappropriarci dei nostri sensi e connetterli alla nostra esperienza
Paolo Bàrberi, Land Lab, Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa

 

IL SENSO DEL PAESAGGIO di Frederick Bradley è un ottimo esempio di approccio allo studio dei sistemi complessi all’interno dei quali si colloca dal punto di vista epistemologico il paesaggio.   Il paesaggio è inteso come   spazio   organizzato al   cui   interno vengono riconosciute attraverso semethic mechanisms le risorse necessarie alla vita per ogni organismo vivente. In particolare   il   paesaggio   assume il significato pieno di spazio organizzato “informativo” quando la percezione ed interpretazione vengono esercitate dalla componente cognitiva degli animali superiori, uomo compreso. La cognizione diventa allora strumento interpretativo, attraverso i propri template genetici e culturali dei segni che le risorse ed il contesto in cui si collocano, esprimono. Il lavoro di Frederick Bradley ben si colloca in   questa linea di   pensiero che vede il paesaggio entità   percettiva ed entità soggettiva, dove estetica e bellezza sono mediatori eco-semiotici di risorse e non semplici espressioni dello spirito.
Almo Farina, Professore di Ecologia, Università di Urbino.

 

Lo stile leggero e appropriato della migliore divulgazione distingue il lavoro di Frederick Bradley, nel quale la passione per lo studio dei paesaggi e l’esperienza della sua pratica costante sono ingredienti sempre presenti e mai pesanti. Sebbene, nella discussione che propone, l’autore evidenzi come questa sua esplorazione del “senso del paesaggio” non sia confortata da “prove”, l’ipotesi articolata è di quelle che non passano inosservate. La chiave interpretativa proposta presenta due qualità importanti negli studi paesaggistici. Essa si riferisce a connotati del paesaggio che sono materiali, relativamente stabili o ricorrenti nello spazio e nel tempo e facilmente rilevabili. Inoltre, essa esprime una concezione olistica, nella quale le ragioni fisiografiche, ecologiche, biologiche, storiche e sceniche delle osservazioni concorrono alla unitarietà e alla ricchezza della lettura. La ricerca può accogliere con il favore che si deve alle idee l’originale apertura di questo lavoro.
Gabriele Paolinelli - Docente di Architettura del paesaggio all'Università di Firenze

 

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